Scarpa Marco

Marco Scarpa è nato a Treviso nel 1982. Conseguita la laurea in Ingegneria Biomedica, comincia ad occuparsi di chirurgia vertebrale come Product Specialist.
Per quanto concerne la poesia ha collaborato con il teatro Comunale di Vicenza, inserendo sue poesie collegate alla musica, nell’ambito della stagione di musica sinfonica 2011/2012. “Mac(‘)ero” è la sua prima raccolta poetica ufficiale, pubblicata per Raffaelli Editore (Rimini 2012). Tra i riconoscimenti, si segnala la menzione al Premio Lorenzo Montano per la raccolta “Bailamme”nel 2010 e la menzione d’onore al Premio Lorenzo Montano per la raccolta “MacEro”nel 2011. Si dedica inoltre all’organizzazione di incontri di poesia in luoghi spesso inusuali, gravitando tra Treviso e la sua provincia.

Poesie, dalla raccolta Mac(‘)ero, Raffaelli Editore

C’era spazio vuoto e si sono costruiti

incroci a perdersi, intrighi di metallo

tra zolle che sgusciavano via dal grezzo.

La perfezione, l’intaglio

si limava

ogni angolo, ogni curva era viva

la vita priva di intralci.

“Così non sbatti

da nessuna parte e dovesse capitare

non ti farai male”.

Le ossa, gli arti, le parti attive

fuori servizio, da pensionare:

lo scheletro era la casa forte

sicura, duro il metallo, spesse

le travi ma più nulla da temere,

nulla da sorreggere, i tessuti lassi,

la perfetta simmetria dei muscoli

al creatore.

Tutto si poteva fare

in maniera semplice e lo si guardava

accadere, a distanza.

Sapersi cresciuti, privati di metri

tra le radici, le fitte trame, le strade

tra i reticoli espansi scorgere

le cose impedite

il taglio netto dei cortili,

la risacca dei giorni, le presenze

perse in lampi, riassunte in nomi

attaccati uguali alle porte e noi

dentro ad aspettare.

I crolli, le cadute, i cedimenti

la linea dorata che si spezza e i gesti

veloci a coprire gli ingombri, i segni

interi progetti tornati su due piani

e le colpe rimaste tra le ceneri e le crepe.

“Si poteva fare diversamente, gettare le assi

con più raziocinio, capire prima

cosa non avrebbe retto, lucidamente

prepararsi allo sgretolio”.

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